Le metafore nella ristorazione

  • IL miglior  medico per un  MORIBONDO

Vi era  una persona che con il suo duro lavoro, ha fatto un pò di soldi, ma come molti che si  arricchiscono, senza aver la cultura del  denaro e di come farne ben  uso, fini  che un giorno si ammalò gravemente.

Decise  allora di chiamare  uno dei suoi inservienti, e le disse;    cerca uno  dei migliori medici in modo che possa curarmi da questa grave malattia  che mi affligge.

L'inserviente  facendo ricerche ed  informandosi, trovò un buon medico, che a detta di molti  aveva nella sua professione, ottenuto molti buoni e soddisfacenti  risultati e salvato molte persone.

Ma il moribondo, al momento di dare fiducia a questo medico, che naturalmente aveva n costo, ma l'avrebbe guarito, preferì dare fiducia a uno dei  suoi inservienti,
sia per farsi diagnosticare  la malattia, sia per le cure  che avrebbe dovuto  applicare. 

Il  risultato fù che  in poco tempo, il paziente morì.

  • L'improvvisato ristoratore

Un  imprenditore, di tutt'altro settore, mette su un ristorante, investì in  arredi, attrezzature, impianti,  macchinari, ed ecco  che apre bottega.
 
Passa il primo mese  e incomincia come da aspettative  a rimetterci, passa il secondo, il terzo mese  e cosi via fin tanto che si rende conto, che sta rimettendo tanti soldi, ma non si arrende, anziché chiamare un esperto del settore, decide di continuare a fare di testa sua, l'ha sempre fatto  è sempre riuscito  nelle altre imprese dove aveva conoscenza. E si chiede  cosa ha questa che io non riuscirei a fare ? 
 
Cosi facendo incominciò a pensare che necessitava innazitutto risparmiare. Magari iniziando dal personale  e cosi  facendo inizia a prendere  personale straniero, che di ristorazione magari o forse conoscono solo il nome. 
Altro personale che assume sono amici  e conoscenti, anche loro, non importa  se si aggiornano  se partecipano a corsi , convegni, conferenze  oppure se  fanno del loro lavoro lo scopo della loro vita, l'importante è che facciano  le cose come voglio io, anche se sono sbagliate.
 Io sono  il capo, non l'investitore.  In quanto  sentirsi il capo è importante.

Poi inizia a ridurre le ore di apertura, non serve tenere aperto, il cuoco basta che arriva alle 11,00 o alle 11,30 tanto noi facciamo tutto espresso.  Riduce le ore di apertura, per risparmiare nel personale. 
A tavola mette  tovaglioli di carta, malgrado si tratta di una struttura storica,   però lui pensa che deve risparmiare. 
Ma il tutto va da male in peggio, e non capisce perchè?

Non si rende conto, che deve investire, in  formazione e professionalità.
 
E cosi è andato avanti ancora un pò, incominciò a non  riuscire a pagare l'affitto, le spese aumentavano  i fornitori 
erano sempre a reclamare i pagamenti e alla fine,  ha dovuto chiudere, pieno di debiti.
 
Il tutto per risparmiare, e decidere  di NON  investire   su personale preparato e qualificato.
Questa è il traguardo e il destino, di tutti coloro, che pensano, che fare ristorazione significa portare piatti a tavola. 

 

 "Un marinaio senza bussola nel mare della ristorazione"

 

C’era una volta un uomo semplice, senza arte né parte, che un giorno vinse al lotto una somma inaspettata, come se gli fosse piovuto dal cielo un veliero d’oro. Incantato dal luccichio di quella fortuna improvvisa, decise di salpare verso un’avventura affascinante: aprire un ristorante.

Ma non era un cuoco, né un gestore, né aveva mai messo piede nella cambusa di una cucina professionale. Eppure, con l’entusiasmo di chi crede che il mare sia sempre calmo, si mise al timone di questa nave senza sapere leggere le stelle né consultare le mappe. Assoldò parenti e amici come equipaggio, più per affetto che per esperienza, convinto che bastasse buona volontà per attraversare l’oceano del successo.

Ben presto, però, si trovò in mezzo alla tempesta. Le onde della burocrazia, i venti contrari della concorrenza, gli scogli nascosti della gestione quotidiana iniziarono a colpire duramente la sua imbarcazione. Cercò rifugio in consigli improvvisati, come se le parole altrui potessero sostituire la bussola di un esperto navigatore. Ma il mare della ristorazione non perdona chi naviga a vista.

Rifiutando di affidarsi a un vero comandante, illuso che bastasse il suo entusiasmo, andò dritto contro la scogliera dell’inesperienza. E così, tra debiti e delusioni, il suo veliero affondò, lasciandolo naufrago tra i resti di un sogno troppo grande per chi non sa nuotare in quelle acque profonde.

 

"Il ristoratore senza arte nè parte"

 

 

C’era una volta un uomo qualunque, che non aveva un lavoro fisso e non sapeva bene cosa fare nella vita. Un giorno, per pura fortuna, ereditò una grossa cifra. Felice e pieno di entusiasmo, decise di aprire un ristorante.

Non sapeva nulla di cucina, di gestione o di come si manda avanti un locale, ma pensava che con i soldi si potesse fare tutto. Così mise al lavoro parenti e amici, pensando: “Tanto è facile, cosa ci vuole a servire qualche piatto?”

Ma appena aperto il ristorante, la realtà gli cadde addosso come un sacco di mattoni. Ogni giorno c’erano problemi: fornitori da pagare, clienti da accontentare, dipendenti da gestire, mille regole da seguire. Capì subito che non era così semplice.

Cercò consigli qua e là, da conoscenti e amici, sperando che bastassero per risolvere tutto. Ma la verità era un’altra: per fare il ristoratore ci vogliono esperienza, sacrifici, passione, e soprattutto competenze.

Lui invece credeva che bastasse avere i soldi e un po’ di fortuna. Così, senza chiedere aiuto a veri professionisti, andò avanti da solo. Ma dopo poco tempo, tra debiti con le banche e bollette non pagate, fu costretto a chiudere.

Ci rimise tanti soldi, ma soprattutto la fiducia in sé stesso. Pensava che tutto fosse facile… e invece aveva solo imparato, a sue spese, che senza sapere il mestiere, è facile affondare.





















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